DUE ORIENTAMENTI DEL SECONDO NOVECENTO
HARRIS E GEERTZ
Fin dalla sua nascita, l'antropologia ha mostrato una natura bivalente, dalla quale nel Novecento scaturiscono due programmi di ricerca: quello materialista e quello interpretativo.
Il primo aspira a conseguire lo stesso livello di oggettività delle scienze naturali, richiamandosi alla biologia evolutiva di Darwin. Uno dei massimi esponenti di questo materialismo culturale è Marvin Harris.
Nel materialismo culturale l'uomo è visto come un insieme di bisogni, pulsioni e comportamenti geneticamente prestabiliti che, come gli altri animali, combatte per la sopravvivenza, con però un "vantaggio": l'intelligenza. Alle sfide lanciate della natura l'uomo risponde con la cultura, la quale gli consente di ottimizzare il rapporto tra costi e benefici.
Secondo il programma interpretativo, invece, ogni cultura è un mondo a sé, che può essere interpretato e descritto ma non spiegato. Il maggiore esponente di questo programma è Clifford Geertz. Secondo lui, per capire una scienza bisogna guardare cosa fanno coloro che la praticano; quindi, per capire l'antropologia bisogna capire cosa fa l'etnografo, ovvero, secondo Geertz, una descrizione densa (la descrizione è densa quando si è consapevoli che i dati raccolti sono interpretazioni dell'antropologo).
Un'altra caratteristica dell'etnografia è il suo carattere di narrazione scritta: secondo Geertz l'uomo è un animale molto vario, e l'etnografia è la scrittura di questa diversità.
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