NON-LUOGHI E MEDIA
UNA NUOVA SFIDA
La scomparsa di molte culture e i processi di trasformazione e fusione di altre potrebbero essere visti come una grande perdita per l'antropologia, ma rappresentano invece il presupposto per la nascita di nuovi oggetti di indagine. Una nuova sfida per gli antropologi, ormai abituati a studiare culture considerate immobili, che sono invece in pieno e veloce sviluppo.
MARC AUGE: L'ANTROPOLOGIA DEL QUOTIDIANO E I NON-LUOGHI
Il primo autore ad analizzare i contesti sociali metropolitani fu l'antropologo francese Marc Augé.
I suoi testi delineano una vera e propria antropologia del quotidiano, prendendo come oggetto di analisi della ricerca antropologica, tra i vari, la metropolitana; l'unica differenza da una tradizionale ricerca antropologica è il contesto: uno scenario urbano tecnologicamente avanzato invece di uno rurale-tribale. In questa realtà le persone vivono tre dimensioni di cultura: locale, globale e virtuale.
Augé forgia anche un nuovo termine, "non-luogo", ovvero l'opposto di "luogo". Ma perché?
Il luogo, in geografia, ha tre caratteristiche: è identitario (da a chi ci vive un'identità), relazionale (favorisce la creazione di relazioni durature) e storico (è ricco di memorie).
I non-luoghi non possiedono nessuna di queste caratteristiche: non hanno un'identità, una storia e non favoriscono la creazione di relazioni durevoli. Come esempio di non luogo, si pensi ad un aeroporto o un supermercato.
Questo non significa che i non-luoghi mettano a disagio chi vi si trova, al contrario, ma, essendo uguali ovunque, rimpiccioliscono il mondo, e chi vi transita è un individuo anonimo, con l'unica identità di "cliente".
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